Background Sono stato fortunato in vita mia, molto fortunato. Ma andiamo con calma, e partiamo dal principio. Nacqui il 19 Settembre del 1961, da una coppia di artigiani che si amavano moltissimo, ad Ubedmighr; come capitale dell'artigianato e della pesca, i miei genitori rappresentavano la fetta “ricca” della popolazione, permettendomi agi ed una vita tranquilla, libera dalle preoccupazioni materiali. Passai la mia infanzia, dunque, senza alcun problema: avevo ciò che volevo e desideravo, senza però che venissi viziato, e non dovevo preoccuparmi dei miei bisogni primari...l'unico vero problema era la mia limitata cerchia di amici, credo fossero due o tre al massimo, ma ero piccolo e non vi badavo: finché ero felice, nulla mi dava pensiero.
Durante l'adolescenza entrai come i miei genitori, e i loro genitori prima di loro e così via, nel campo dell'artigianato; date le mie condizioni, ebbi molta fatica ad apprendere quest'arte, e ad un certo punto sia io che i miei parenti eravamo tentati di farmi desistere, dopotutto si trattava semplicemente di un interesse a quell'età, non di un vero lavoro. Avrei potuto mettere a frutto le mie capacità in altra maniera. Così sarebbe stato, probabilmente, se non avessi conosciuto quello che, in futuro, sarebbe stato il mio maestro: si trattava di uno dei clienti ricorrenti di mio padre, un incantatore Kaerus abbastanza conosciuto, benché non fosse parte della nobiltà del luogo; Rascor, così si chiamava, era un esperto nel campo del incantamento, per cui acquistava spesso da mio padre alcuni piccoli ninnoli in legno appositamente creati su sua richiesta, che avrebbe successivamente incantato. Ma sto divagando, ciò che avvenne fu quanto segue:
Era una giornata come tante altre, con clienti che andavano e venivano tutto il giorno, con un ritmo lento ma costante; Aramus aspettava però impaziente la visita del suo miglior cliente, non che amico, Rascor. Gera, la moglie, stava lavorando alcuni bracciali in legno dietro di lui, mentre il figlio Luxas le dava una mano passandole gli strumenti, e nel mentre cercava di intagliare anche lui un qualcosa, benché i suoi vecchi occhi stanchi non capivano di che si trattasse. Mentre era distratto a guardare quello piccola scenetta, un cigolio lento gli fece capire che era arrivato un nuovo cliente, e voltandosi a salutarlo fu felice di vedere che si trattava del suo caro amico, la cui figura si stagliava sull'uscio del negozio con fare imponente, per quanto l'uomo in sé fosse di media statura. "Rascor, mio buon amico, buongiorno; son felice di vederti, mi porti sempre un sorriso sul volto" Disse Aramus, accogliendo il Kaerus a braccia aperte "Ho qui quello che mi avevi richiesto, ma vieni pure sul retro se vuoi, posso offrirti qualcosa?" "Mi spiace Aramus, caro mio, non oggi. Vado abbastanza di fretta e ho solo il tempo di dedicarmi agli affari. Mi rincresce, ma ti prometto che la prossima volta che verrò, sarà appositamente per passare del tempo con te e la tua famiglia" Affermò Rascor con un sorriso tirato. Stanchezza, forse, ed urgenza. Aramus non se lo fece dire due volte, e andò subito a prendere gli artefatti che il cliente aveva richiesto. Fu mentre la trattativa si stava concludendo, forse attratto dalla particolarità dell'individuo o forse per motivi che nemmeno lui stesso sapeva, che il giovane Luxas si avvicino al Kaerus e gli porse l'oggetto che stava lavorando; non aveva una forma precisa, né una funzione chiara, ma l'uomo lo prese comunque, lo sollevò portandolo agli occhi e ne osservò gli intagli e le decorazioni, rimanendo un attimo in silenzio. "Un dono per lei" Disse Luxas "Non so cosa sia, ma credo che a lei servirà" Aramus non era arrabbiato, aveva imparato a convivere da tempo con le peculiarità del figlio, ma si rendeva conto che il gesto poteva essere per certi versi imbarazzante, per cui si affrettò a chiarire col Kaerus che il ragazzo non voleva mancargli di rispetto. Ma non servì. "Impressionante. Il dettaglio di queste incisioni è finissimo, per quanto la forma sia un po' grezza e lavorabile...tuo figlio ha un futuro come artigiano davanti, Aramus" "D-davvero lo pensi Rascor?" "Certo, anzi, ti dirò di più. Date le condizioni di tuo figlio, avrei interesse a vedere il suo apprendistato...potrei tornare a farmi vivo più spesso" Detto questo, il Kaerus ringraziò il ragazzo con un sorriso gentile ed una pacca affettuosa sul capo, per poi lasciare il negozio, mentre i due genitori fecero i loro complimenti al figlio per aver attirato l'interesse di un uomo tale. Il resto della giornata proseguì tranquillamente, tolto solo un sorriso sul volto di Aramus.
A posteriori, mi rendo conto che forse volevo solamente fare buona impressione su quell'individuo influente, sta di fatto che in seguito a quanto da lui detto, mio padre riprese ad insegnarmi l'arte dell'intaglio con rinnovato entusiasmo; passarono dodici anni privi di eventi notevoli in cui appressi e resi mio questo lavoro. Certo, non raggiunsi mai la bravura dei miei parenti, ma avevo a malapena ventisette anni, ed una lunga vita davanti per migliorare. Il mio apprendistato fu però interrotto prima del tempo da Rascor: egli, come aveva promesso, passò molto più tempo con noi da quel fatidico giorno in poi, osservando con attenzione i miei progressi; pensavo fosse per un semplice interesse, ma mi resi conto col tempo che lui aveva altri piani in mente per me, e più precisamente era intenzionato a fare uso delle mie capacità magiche, le quali erano anch'esse cresciute nel tempo, benché molto meno rispetto alle mie conoscenze pratiche. Al compimento dei miei 28 anni, Rascor chiese a mio padre il permesso di prendermi come apprendista presso la sua officina d'incantamento; fu duro per i miei genitori lasciarmi andare, sia perché un paio di mani giovani erano utili in negozio, ma soprattutto per quanto loro tenevano a me, ma alla fine accettammo anche per permettermi di portare avanti il mio studio della Magia.
Iniziò così il periodo più particolare della mia vita, in cui sviluppai molto di più le arti magiche di cui ero capace; secondo Rascor, la mia particolare condizione mi dava una visione dell'Energia molto diversa da quella di chiunque altro, cosa che si rifletteva nella mia abilità unica di fare uso della Magia anche in maniera istintiva, tramite quello che lui chiamava un Potere. Ci volle del tempo prima che capissi precisamente di che parlava, ma in pochi mesi il mio sapere magico accrebbe enormemente, benché a livello pratico ero capaci di manipolare unicamente l'energia nella sua forma pura, oppure di applicare questo mio Potere attraendo e respingendo gli oggetti verso di me. Rascor diceva sempre che rifletteva come io non fossi una persona molto socievole, e preferivo essere io a scegliermi chi tenermi vicino e chi tenermi lontano. Passai quattro anni e mezzo presso l'officina di Rascor, prima che lui mi congedasse dicendomi che conoscevo ormai tutte le basi necessarie per poter migliorare da solo, non mi serviva più come Maestro; scelsi però di restare, dopotutto aveva pur sempre bisogno di un artigiano che gli fabbricasse i suoi artefatti, e nel frattempo potevo approfittarne per apprendere ancora qualche segreto del mestiere.
Non durò molto però, una lettera da parte di mia madre mi fece accorrere a casa, dove venni accolto da mio padre sul letto di morte; una brutta malattia colta durante l'inverno, mi disse lei. Molto facile, dati i climi rigidissimi di queste regioni e l'età avanzata dei miei genitori, ma fu comunque molto duro perdere mio padre ad appena trentadue anni. Sopportai, farmi vedere abbattuto non avrebbe aiutato mia madre a riprendesi, ma l'evento mi spinse, nell'anno a venire, ad andarmene; non fu una cosa improvvisa: mi assicurai di aiutare mia madre a riprendersi, contribuendo a portare avanti l'attività, per poi convincerla a ricominciare anche lei a lavorare dicendole che mio padre avrebbe voluto andasse così. Ci volle del tempo, ma alla fine riuscii a riportarle il sorriso in volto, assicurandomi di lasciare la mia casa con un ricordo felice. Infine, all'inizio della stagione fredda, lasciai definitivamente le mura domestiche per cercare fortuna altrove, in modo da potermi fare un nome senza essere più sotto la protezione di un genitore o di un maestro, ma solo con le mie mani.
Storia di Gioco: //
| Descrizone Fisica Di altezza leggermente superiore alla media, Luxas presenta una corporatura un poco gracile, non avendo mai praticato lavori pesanti o perseguito lunghi periodi di addestramento; per tale motivo, possiede una muscolatura lieve, frutto delle semplici attività quotidiane, che si riflettono in una prestanza fisica nella media, se non che leggermente inferiore. Sul volto, incorniciato da dei capelli corvini lunghi fino alle spalle, porta costantemente una fascia rinforzata a coprire il punto in cui dovrebbero esserci gli occhi; data la sua eredità razziale, si tratta di un accessorio inutile di per sé, tuttavia diventa utile nel momento in cui può lasciar credere agli altri di essere un semplice umano cieco, per tale motivo la indossa la maggior parte del tempo, fissandola al viso con dei legacci che passano sul retro del capo e sulla nuca; per rinforzare l'inganno, ha provato anche a far uso di bastoni da passeggio per camminare.
Indossa principalmente abiti semplici, dato che per lui decorazioni o abbellimenti non hanno molto senso, per cui porta per la maggior parte del tempo dei semplici pantaloni e degli stivali, accompagnati da una camicia a maniche lunghe ed una casacca smanicata al di sopra. Nei climi più rigidi indossa anche un pesante mantello con cappuccio, al fine di ripararsi al meglio. Per lavorare indossa dei guanti senza dita, per evitare di farsi venire dei calli pur senza perdere la sensibilità necessaria per intagliare il legno.
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