Le luci della città

Una notte di fine inverno alle porte di Varsavia

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  1. Medela
     
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    CITAZIONE
    Legenda:

    Narrato
    Pensato
    Parlato


    26 Febbraio


    Periferia di Varsavia



    Le luci della città andavano via via spegnendosi, i vespri erano suonati ormai da tempo e i ceri erano troppo preziosi per essere sprecati in una gelida serata come quella. Non aveva tana la giovane ragazza, ormai era passata una settimana dacché aveva abbandonato i nomadi ed era così lontana da quella che aveva chiamato per diversi anni... casa. Sapeva di aver attraversato i monti con la carovana e aveva lasciato i loro cadaveri ad agitare i sonni degli abitanti dell'altopiano, così si era spinta ancor più ad ovest, verso la pianura, ove vi era selvaggina migliore e abbastanza civiltà da poter rivendere il frutto della sua caccia. Umani, vi erano sicuramente anche quelli ma alla selvaggia poco importava che tanto inutili più che ostili cominciava a considerarli.
    Passò qualche foresta e lasciò i boschi diradarsi finché cominciava a comparire qualche campo e le luci soffuse del sobborgo nei pressi di una grande città: Varsavia. Non conosceva la giovane quella città ma le pareva abbastanza grande per riuscire a fare affari e passare al contempo inosservata. Passò un fiumiciattolo e quindi arrivò nei pressi delle prime abitazioni che oramai era notte, troppo buia anche per i suoi gusti sebbene la luna era già cambiata da una settimana e la nuova si faceva sempre più largo nel cielo. Era vestita con una blusa e un paio di pantaloni di lino verdi chiari, decisamente strappati, eppur il vestiario era celato da un pesante mantello di lana verde scuro, ideale per mimetizzarsi nei boschi. L'arco era portato tracolla e le frecce nella faretra giacevano pendendo dall'altra spalla. Guardinga ma per nulla terrorizzata dal buio e dalla solitudine procedeva con incauta e sprovveduta decisione.

    Devo trovare un posto dove accamparmi

    Pensava, conscia di non avere giaciglio ne riparo e sicura di non poter bussare ormai ad alcuna porta in quell'ora tarda. Se solo avesse visto qualche fienile però, sarebbe stata la sua salvezza.

    Edited by Medela - 6/10/2015, 20:32
     
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  2. C;B
     
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    Avevo lasciato le terre senza vita da qualche tempo ormai, era circa un mese che vagavo senza meta da un posto all'altro, osservando da lontano i vivi, non sapendo come avvicinarne uno senza spaventarlo o facendomi attaccare a vista. Entravo nei villaggi di notte, muovendomi nell'oscurità, evitando di farmi vedere. Le costruzioni mi riempivano di malinconia e nostalgia. Dopo la rinascita avevo corso per scappare da quella landa desolata, abitata dalla morte, composta solo da vasti prati, boschi e rovine di una civiltà ormai passata.
    Questi edifici invece erano integri, abitati ed erano in qualche modo caldi ed accoglienti; la sensazione di memorie passate e dimenticate tornava a farsi sentire in modo opprimente. Ormai avevo imparato a conviverci, ricordavo di sapere qualcosa quando mi ci imbattevo, ricordavo la mia vita passata senza farlo realmente, non sapevo ancora chi fossi. Non ricordavo nulla se non cose generali.
    Il sole era scomparso da poco dietro l'orizzonte, la temperatura dell'aria, già fredda, iniziava a calare ulteriormente. Era un problema che non mi affliggeva, non percepivo la temperatura allo stesso modo di un vivente, ero un mucchio di carne, nulla di più.
    Da sempre mi ricordavo di una cosa che facevo prima, forse molto prima, mi piaceva fare grossi respiri nelle giornate fredde, per poi espirare e creare grosse nuvole di condensa davanti a me. "Sempre..." Pensai tra me e me. Sempre e prima avevano assunto un nuovo significato: sempre voleva dire dalla rinascita, prima era tutto ciò che era antecedente ad essa, qualcosa che non avevo alcuna sicurezza che fosse mai esistita.
    Anche il fare nuvole con la bocca, poteva benissimo non essere un mio ricordo, come facevo a sapere che mi piacesse farlo? Non potevo.
    Davanti a me si stagliava un centro abitato più grande di tutti quelli che avessi visitato fin'ora, non era un villaggio, sarebbe potuto essere considerato una città.
    Era adiacente ad un grande fiume, fiume che stavo seguendo da giorni e di cui non sapevo il nome, attorno ad essa era stato eretto un terrapieno, probabilmente come forma rudimentale di difesa, ma inefficace a bloccare una persona sola come me.
    Facendo attenzione a non farmi vedere, superai il rialzamento di terra e mi diressi in città. Le case erano principalmente in legno, come ne villaggi, ma verso il centro cittadino le cose iniziarono a cambiare, gli edifici iniziavano ad essere parzialmente in pietra, le strade restavano comunque in terra battuta, anche davanti al grande edificio quasi interamente in pietra, doveva essere il palazzo della nobiltà locale.
    Non c'era nessuno in giro, potevo muovermi tranquillamente, era sempre così dopo una certa ora...
    Ma non quella notte!
    Sovrappensiero non mi accorsi dei suoni e di un'ombra nell'oscurità, quando me ne resi conto, corsi al riparo, dietro l'angolo di un edificio.
    Che cosa era? Era stato solo un gioco della mia mente? Una specie di ricordo lucido? O qualcosa si muoveva nella notte come me? Era riuscito a vedermi?

    L'altra volta avevo letto solo superficialmente il post... ma continuo a restare pignolo. :asd:
    Il 4 marzo di quell'anno la luna non corrisponde a quanto descritto... quanto descritto corrisponde al 26 febbraio o al 27 marzo :3
    So che rompo, scusa ahahah
     
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  3. Medela
     
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    CITAZIONE
    Legenda:

    Narrato
    Pensato
    Parlato

    La campagna ormai aveva lasciato posto alle prime baracche della cittadina.

    Cavolo!

    Pensò mordendosi la lingua. La pulciosa non era famosa per la sua pazienza e non amava andare in giro di notte nonostante della notte fosse figlia ingrata. Troppe creature strane vi erano di notte... strane persino per lei! Per questo girovagava nervosa constatando che oramai era arrivata presso le abitazioni del centro e che non avrebbe facilmente trovato riparo in queste.

    Se solo qualche stupido avesse lasciato la cantina aperta...

    Continuava a borbottare perdendosi in quegli anfratti bui e girovagando evidentemente nervosa. Fu allora che nel silenzio quasi mortale di quella stramba città sentì un fruscio e, voltandosi, le parve di scorgere un ombra.

    Perfetto, sto anche impazzendo!


    Commentò ironicamente, se non che parlare da sola nel cuore della notte fosse già un sintomo sufficientemente chiaro.
    Eppure il suo sguardo indugiò qualche secondo nel punto in cui aveva creduto di scorgere qualcosa, tanto da convincerla a dirigersi comunque in quella direzione. Scorgeva più avanti uno spiazzo, passati alcuni edifici, doveva stare attenta poichè le piazze erano spesso e volentiri pattugliate dalle guardie. E lei non sopportava le guardie, non le sopportava proprio.
    Qualche passo ancora fece e lo sguardo era fisso in avanti, pronta a nascondersi se avesse fatto capolino una ronda.
     
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  4. C;B
     
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    Qualunque cosa avessi visto non era stata frutto della mia mente, era qualcosa di reale, anche perché mi sembrava di averla udita emettere qualche suono, qualche parola.
    Stava venendo verso di me, attraversando le tranquille strade della città, deserte. La consideravo una cosa normale la pace della notte, ma invece avrei dovuto stupirmene minimamente, se avessi saputo che mi trovavo nel Regno della Notte, l'unico luogo al mondo dove c'è attività ad ogni ora del giorno, e della notte. Ma in una città così irrilevante la popolazione di vampiri era bassa, probabilmente gli unici esemplari erano il nobile che abitava nel palazzo e la sua famiglia. Questi probabilmente abitavano qui di rado e preferivano la vita mondana della capitale o qualche altra città importante.
    Ma tutte queste cose, come moltissime altre, non le sapevo. Le uniche cose che mi spingevano ad andare avanti erano un radicatissimo spirito di sopravvivenza, in qualche modo un controsenso vista la mia condizione, ed una profonda curiosità dovuta anche alle poche cose che in qualche modo ricordavo del prima.
    Queste due cose si stavano scontrando dentro di me, come dovevo comportarmi? Dovevo andarmene, scappare difronte a quella figura nell'oscurità? Oppure... "Chi... sei?" Vinse così il desiderio di sapere, seppure di poco. Mi affacciai appena da dietro l'angolo e posi la domanda con voce tremante, osservando l'ombra, più scura rispetto a ciò che la circondava, muoversi.
    Se si fosse rivelato un incontro pericoloso non avrei esitato a scappare o difendermi, ma sperai di trovare finalmente un vivente con cui dialogare e scoprire qualcosa di più sul loro mondo, sul mio mondo di prima!
     
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  5. Medela
     
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    L'aria gelida della notte fendeva le narici della ragazza come un coltello e la nuvola di fumo che lasciava il suo caldo respiro svaniva nell'oscurità.mIl suo respiro si faceva sempre più intenso e la stanchezza era visibile nel suo andare sempre più incerto e incostante. Ormai non faceva più caso agli edifici, aveva quasi smesso di sperare in un rifugio. Pessima idea quella di cercare un riparo in città, davvero pessima. Fu allora che una voce arrivò all'orecchio della giovine, u a voce che non seppe ben identificare e che quindi la fece sobbalzare e voltare di scatto. Il cappuccio le cadde e i capelli biondi e arruffati si sparpagliarono sulle spalle mentre gli occhi si facevano piccoli cercando di mettere a fuoco quella stramba figura nella notte. Una voce aveva chiesto... chi sei? O forse era solo un miraggio?
    Non sapeva se quella figura era ostile ma decise di rispondere, che tanto una guardia o un vampiro l'avrebbe già fatta fuori. Se era ancora viva forse non era così in pericolo... chissà!

    Mi chiamo Medela

    Rispose, con il suo accento tipico dei gitani dell'ovest, che quasi biascicano le parole.

    Tu, invece?

    Non sapeva se era opportuno o meno rivolgersi così a un estraneo, ma infondo non conosceva affatto le buone norme di comportamento e se anche le avesse conosciute se ne sarebbe altamente fregata.
    Rimase così in attesa ch'ella si mostrasse alla poca luce del vicolo.
     
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  6. C;B
     
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    Avevo sorpreso la figura che avevo visto, ora avrebbe reagito in modo scontroso, almeno così avevano sempre fatto nella mia breve esperienza di vita. Quando sorprendevo qualcuno, soprattutto di notte, egli reagiva male e cercava di scacciarmi e ferirmi, a parole o anche fisicamente.
    Ma questa volta sembrava fosse destinata ad andare diversamente. Ottenni una risposta ed anche una successiva domanda, che mi scaldarono il cuore, solo in senso figurato, visto che restava freddo come il resto del corpo. "Mi chiamo Rose... credo." Dissi con quella voce femminile e gracchiante che continuava a non sembrare mia. Da quando si era girata riuscivo a vedere qualcosa del suo viso, grazie al poco chiarore che faceva il quarto di luna in cielo.
    Aveva i capelli chiari, o forse erano peli? "Che cosa sei?" Aggiunsi senza pensarci, ero la persona meno adatta a fare quel tipo di domanda, la quale non era neanche gentile da fare e sarebbe stato meglio evitarla a priori. Ma mi trovavo di fronte a qualcosa che non avevo mai visto, i vivi che avevo incontrato, anche di sfuggita erano sempre stati simili tra loro, quelli che generalmente vengono chiamati umani, ma quella figura davanti a me, non aveva i tratti tipici di un umano, chi era?
    Mentre cercavo di studiarla avevo lasciato l'angolo dietro al quale mi nascondevo, ora Medela avrebbe potuto vedere interamente il mio corpo, da testa ai piedi.
     
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  7. Medela
     
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    Quella che si stagliò innanzi alla giovine era una figura del tutto inaspettata. Non certo in quella città, non in quel contesto. Fece un mezzo passo indietro nell'avvicinarsi di lei, la sua natura ferale ogni tanto prendeva in sopravvento ed ella conosceva solo attacco o ritirata.
    Eppure quella figura aveva un che di... sinistro... Storse il naso la giovine ben conscia che anche il suo aspetto non era dei migliori. La capigliatura era molto folta per una giovine della sua età e seppur non fosse trasformata i tratti rudi e la peluria importante ne tradivano spesso l'identità. Diceva di chiamarsi Rose ma quel nome stonava così tanto con l'aspetto cupo che ora aveva... o forse era colpa della notte? Chi era costei? Cosa era? Ma ecco che le domande che si stava ponendo venivano ora a lei rivolte. Cosa era?

    Mi piacerebbe tanto capirlo

    Disse abbozzando una specie di sorriso alla donna. Si calò completamente il cappuccio e a lei si avvicinò a farsi vedere meglio.

    Sono una ragazza ma la luna mi rende... diversa...

    Cominciò a sussurrare. Non si sarebbe fatta sentire da nessun'altro che non fosse quella figura. Cosa sarebbe successo? Sarebbe scappata a gambe levate? Avrebbe chiamato le guardie? Chi lo sa, eppure in un attimo decise che non aveva importanza, volse lo sguardo sfuggente alla luna e piano piano sentì che i suoi tratti stavano mutando, come se le ossa del suo viso si stessero allungando. La bestia, la bestia voleva uscire ed ella nulla poteva ormai fare per fermarla. Sapeva che sarebbe ben presto stata l'altra lei, ci era in qualche modo abituata, solo il cuore batteva forte per la paura di non sapersi ancor bene controllare.
     
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  8. C;B
     
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    Come mi rivelai Medela indietreggiò leggermente, avevo visto più volte il mio aspetto attuale, spesso osservavo il mio riflesso alieno che compariva sui vari specchi d'acqua che incontravo, la sua reazione non mi stupì. L'avevo probabilmente spaventata, ma rimase comunque e rispose a quanto avevo imprudentemente chiesto.
    La risposta della giovane davanti a me fu del tutto inaspettata, la sorpresa si dipinse sul mio viso, neanche lei sapeva cosa fosse?
    Dopo essersi tolta il cappuccio mi si avvicinò, non mi mossi, normalmente non sarebbe andata così, non mi sentivo a mio agio vicino ai vivi, vista la mia situazione, ma quella volta non avevo paura, mi sentivo come se, in qualche modo, Medela fosse molto più simile a me di quanto sembrasse.
    La sua ultima frase mi aveva confuso un po', in che senso era diversa da una ragazza? Il suo aspetto, seppur potesse essere scambiata per un maschio grazie alla giovane età, non sembrava molto lontano da quello di un'esemplare femminile.
    I miei occhi si riempirono di curiosità, iniziai a muovermi verso la ragazza, tendendo il braccio verso di lei, cercando di toccarla.
    Il suo viso si stava cambiando, era qualcosa di nuovo, qualcosa che non avevo mai visto! Pochi passi mi avrebbero separato da lei quando mi ripresi da quella specie di trance, tirai rapidamente indietro il braccio, mi fermai ed anzi arretrai di un passo. Il mio spirito di sopravvivenza aveva appena riavuto il sopravvento sulla curiosità. Mormorai qualche sillaba sconnessa "Scusa..." Avevo le mani strette a pugno in grembo, i miei occhi stavano fissando quelli della ragazza, che sarebbero dovuti brillare alla flebile luce lunare. "... Posso... Toccarti?" Le mie domande sarebbero risultate strane e scortesi per chiunque, ma volevo sapere quanto più possibile, volevo scoprire il mondo che mi circondava per viverci!
    Anche se vivere, forse, non era il termine adatto alla mia situazione...
     
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  9. Medela
     
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    Piano piano ella stava cambiando. Non più bocca ma fauci, il naso si allungava e i peli chiari cominciavano a ricoprire la pelle della giovane. Sempre meno simile a un essere umano e sempre più bestia man mano che il quarto di luna imperlava la pelle candida e la trasformava in un manto del chiaro colore. La sua attenzione era verso quella che donna sembrava ma donna non era evidentemente più da un pezzo. Ma cosa era? Curiosità di ragazzina l'aiutava a tenere a freno la bestia e a non scappare come istinto di sopravvivenza vorrebbe.

    Cosa sei... tu?

    Chiese a quel punto, curiosa di vedere se anch'ella si trasformasse, ormai certa che di vampiro non poteva trattarsi e neppure di comune umana. Ma quella si stava avvicinando e ad ella chiedeva di toccarla. Come era possibile? Nessuno aveva mai voluto toccarla se non per legarle i polsi e le caviglie, neppure per picchiarla si erano mai scomodati a toccarla, usando bastoni e fruste di cui ancora portava evidente cicatrice sopra l'occhio.

    Perchè vuoi toccarmi? Sono un mostro!


    Ringhiò con quella voce che ormai non era più quella di una ragazza ma somigliava sempre più a un ruggito in cui le parole malamente si distinguevano.
    Sapeva che sarebbe scappata ora che la trasformazione era completa. Non più donna, ne completamente bestia, un ibrido, un terribile scherzo della natura, la sua maledizione perpetua.
     
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  10. C;B
     
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    La ragazza era completamente diversa rispetto a qualche minuto prima, più simile ad un animale che ad una persona.
    Sembrava coperta da un manto soffice e caldo, era per questo che volevo toccarla? O era semplicemente la prima viva che non mi aggrediva? Non lo sapevo, volevo solamente toccarla, volevo provare una sensazione che era presente solo nei miei strani ricordi, il calore di un'altra persona.
    Di una persona... io ero una persona?
    Fu allora che la ragazza mi rilanciò indietro al domanda che le avevo fatto.
    Mi fermai, sbarrando gli occhi dalla sorpresa, mi stava continuando a sorprendere, iniziai a sentire qualcosa dentro di me, sentivo del calore.
    Come era possibile? Toccai il mio petto. Freddo.
    E provai un'altra emozione, delusione, quell'incontro si stava rivelando più ricco di quanto avessi mai potuto sperare. Inspirai, che risposta potevo dare a Medela? Non lo sapevo esattamente neanche io cosa ero, sorrisi, era triste e forzato, avrei sperato venisse meglio ma quello era quanto riuscivo a fare. "Non lo so..." La giovane non sembrava essere esattamente contraria a farsi toccare, ma sembrava essere spaventata, non capiva perché qualcuno volesse avvicinarsi a lei, si considerava un mostro... "Anch'io... sono un mostro." Avanzai la mia mano, volevo toccarla, istintivamente mi venne da muovermi verso il suo volto. Lo spirito di sopravvivenza si fece nuovamente sentire, ma lo ignorai. Ero ad un passo dal toccare un vivo, dovevo farlo. Mi avrebbe morso? Graffiato? Sarebbe indietreggiata una volta sentito il freddo della mia pelle? Non mi interessava, bramavo solamente quel contatto!
     
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  11. Medela
     
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    Aspettava. Tremava e aspettava. Cosa era? Perché lo stava facendo davvero?
    Ringhiò.
    Non lo fece apposta ma ringhiò la bestia che non vuole essere toccata. Ma la ragazza era lì, incredula dentro quel corpo di lupo... E lei non mosse un passo, si lasciò toccare dopo quel ringhio e solo dopo il freddo contatto si stupì ritraendosi a quella creatura.

    Non sei viva!

    Esclamò stupita facendo un passo indietro disgustata ma poi le sue zampe guardò e si rese conto di quanto alla fine fossero entrambe dei mostri. Proprio così. Mostri. Ma cosa voleva dire? Reiette, malvolute, scacciate. Alla fine rimane solo tanta amarezza e un profondo senso di inadeguatezza. Si ricompose guardandosi intorno con fare circospetto. Se le avessero viste li sarebbero state entrambe in pericolo.

    Scusa

    Sentenziò ora con voce più bassa.

    Non è saggio rimanere qua. Conosci un posto più... Sicuro?

    Certo, quella fredda creatura era inquietante ma probabilmente era l'unica che potesse aiutarla.
     
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  12. C;B
     
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    Medela sembrava un animale spaventato, ringhiava e tremava mentre mi avvicinavo a lei, ma la curiosità era troppa, non mi fermai ed arrivai a toccarla.
    Il pelo caldo, folto e morbido passò tra le mie dita, stavo lasciandomi prendere da quella bella sensazione quando le parole della ragazza mi riportarono alla mia dura realtà. Come immaginai indietreggiò quando si rese conto della mia natura. La paura primordiale della morte, quella che anche io avevo provato più volte, anche dopo aver capito che il mio corpo non era più vivo.
    Ma il disgusto iniziale sembrò svanire rapidamente, si guardò attorno, continuai a fissarla, cercando di capire cosa volesse fare. Stava cercando una via di fuga o qualcuno che potesse aiutarla a scacciare l'essere immondo che le si parava davanti? Cosa stava pensando?
    Poi arrivò una parola inattesa, non avrei mai immaginato di sentirla in quella situazione. Si era scusata. Mi aveva... accettato?
    Scossi la testa sorridendo, non sapevo cosa dire, ma volevo farle capire che non c'era bisogno di scusarsi, era stato un gesto eccezionale.
    Quella giovane era davvero sorprendente, la prima vivente che si era preoccupata in qualche modo per me.
    Mossi nuovamente la testa per rispondere alla domanda di Medela. "No, è la mia prima volta qui..."
    Pensai solo allora che lei probabilmente stava cercando un posto dove dormire e ripararsi. "Che ne dici di cercare fuori dalla città?" Mi sembrava ciò che stava implicitamente chiedendo, inoltre mi sembrava di avere visto qualche costruzione anche fuori dal terrapieno, forse erano vuote. Sarebbero state un posto adatto per la ragazza?
     
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11 replies since 4/10/2015, 13:51   162 views
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