Lo Scoglio Spezzato

Role Libera

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  1. The Scarecrow
     
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    Narrato
    Parlato
    Pensato
    citato


    Calais, 14 Febbraio 1994

    Le prime luci dell'alba penetravano attraverso una delle finestre di una certa locanda della famosa città portuaria di Calais, andando ad illuminare il viso di un giovane mezzosangue, che istintivamente portò le mani davanti al viso come per schermarsi da tale fastidio, nonostante fosse ancora mezzo addormentato.
    Così, per Hydur, cominciava una nuova giornata, molto probabilmente non tanto diversa dalle solite. Dopo qualche momento d'esitazione, il ragazzo si alzò, nonostante la totale mancanza di voglia, per stiracchiarsi e levarsi di dosso gli abiti da notte, in modo da poter indossare quelli da lavoro, ovvero dei semplici calzoni accompagnati da una maglia ed un grembiule dai colori spenti, il tutto in lana data la stagione ancora leggermente fredda. Finito di cambiarsi, uscì dalla stanza, barcollando leggermente, per attraversare un breve corridoio e, una volta aperta una porta alla fine di esso, entrare in un ambiente decisamente più ampio ma equamente vivo.
    Ciò che si trovava davanti era il piano terra della locanda in cui lavorava e viveva, volto a fornire da mangiare e bere a chi alloggiasse in quel luogo, o più semplicemente a viaggiatori di passaggio.
    La porta da cui il ragazzo era entrato, si trovava sul lato di un bancone in legno, dal quale si poteva vedere l'ampio locale dotato di una rampa di scale, lungo il muro immediatamente a sinistra una volta entrati, che portavano al piano superiore, dove si trovavano le stanze in cui la gente pernottava. Il resto dell'ambiente era dominato da uno svariato numero di tavoli e sedie, oltre che da due colonne in legno. Sul lato destro rispetto all'entrata, si poteva vedere un grosso camino spento, dalle cui ceneri usciva ancora del fumo, con qualche paiolo di rame posto vicino ad esso.
    L'ambiente era illuminato dalle ampie finestre presenti sui muri del locale, più precisamente una dietro al bancone e due poste ai lati della porta d'ingresso. I vetri erano leggermente opachi, rendendo difficile vedere l'interno della taverna dalla strada, senza avvicinarsi per curiosare dentro.
    Appese alle colonne si potevano vedere delle lampade ad olio, spente probabilmente dal padre del giovane prima che questi arrivasse.

    Oh, sei sveglio. Il vecchio Palen ha esagerato ancora, sta dormendo sul tavolo. Quando si sveglia ricordagli di pagare. Lo stesso vale per quei due forestieri. Bene, a più tardi, allora!
    Uhm.

    Dopo questo breve scambio di parole, l'uomo presente dietro al bancone, ovvero il padre adottivo del ragazzo, si diresse verso la stanza da cui il figlio era arrivato, mentre il giovane prese posto dietro al grosso piano in legno, poggiandovi sopra i gomiti e sbadigliando sonoramente, dando un'occhiata alla gente presente.
    Data l'ora, gli unici clienti presenti erano un anziano rimasto dalla sera precedente ed un paio di viaggiatori che stavano mangiando qualcosa, probabilmente mentre si riposavano.

    Che sonno... Bah, dovrei lamentarmi poco, considerando che non mi capita di tenere la locanda di notte.

    Lanciò un'occhiata assonnata al bancone, come se cercasse di guardare oltre la superficie, all'oggetto presente sotto di essa.

    Ed è convinto che sia lì per potersi difendere. Heh, povero vecchio, fra non molto dovrà pensare a portare avanti la baracca da solo.

    Per passare il tempo e magari svegliarsi un po', cominciò a controllare che tutto fosse in ordine, domandando nel frattempo ai viaggiatori se avessero bisogno d'altro ed avvicinandosi al vecchio steso sul tavolo, per controllare come stesse. Uscì infine dalla porta d'entrata per poter prendere una boccata d'aria e dare un'occhiata all'insegna che pendeva sopra l'ingresso, rappresentando uno scoglio con una grossa crepa che lo attraversava a metà, prima che i clienti iniziassero ad affollare il locale.
    Sembrava quindi che la giornata sarebbe proceduta come normale, vedendolo lavorare nella locanda "Scoglio spezzato" e pensare alla propria imminente partenza, così come a tutte le cose che avrebbe voluto fare.
    CITAZIONE
    Link Anagrafica
    Link Tecnica
    Fama: 0 (0)

    Stato Fisico: Normale.
    Stato Psicologico: Normale.
    Stress: 0%
    Poteri/Magie/Talenti/Professioni utilizzate: /
    Equipaggiamento: /
    Annotazioni: Allora... Da quando ruolo ho sempre scritto in prima persona, al presente. Ho voluto provare a cambiare, ma noto già che mi riesce poco naturale, unitelo al fatto che non ho mai giocato il pg e... Beh, ottenete un primo post un po' scarso :v potrei cambiare modo di narrare nei prossimi post, non fateci troppo caso :look:
     
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  2. Leuconoe Caro
     
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    Narrato
    Parlato
    Pensato
    citato


    Era strano tornare a casa dopo tutto quel tempo.
    Il sole stava sorgendo ed in lontananza si vedeva la lingua di terra del Regno Feudale degli Elfi.
    Il cielo era limpido e una brezza lieve e fresca gonfiava le vele della nave.
    Fortunatamente il mare era calmo e la traversata non aveva avuto intoppi.
    Dalla prua, Erin osservava quella terra sconosciuta farsi sempre più nitida con le sue peculiari forme: da ovest la bianca scogliera scendeva dolcemente fino a diventare una lunga striscia di sabbia fine e bianca, davanti a sé il porto di Calais, continuando verso est la spiaggia continuava nella laguna.

    Dopo un sospiro di incoraggiamento, l'elfa prese le poche cose che aveva con sé e scese dalla nave.
    Calais. Alla partenza verso la Britannia, Erin non aveva avuto modo di visitare quella deliziosa città.
    Il paese doveva essere di origine romana ed Erin non potè fare a meno di chiedersi se in zona vi fossero delle rovine.
    Le strade erano ancora deserte e le attività commerciali ancora chiuse.

    Gurgle!
    Fame. Quello era il brontolio dello stomaco che imponeva di riempire il vuoto cosmico.
    Istintivamente, Erin si strinse le braccia al corpo e si guardò intorno: fortunatamente non c'era nessuno che aveva sentito quel verso rompere il silenzio, la cosa sarebbe stata alquanto imbarazzante.
    Con il volto corrucciato, la ragazza si guardò intorno alla ricerca di un forno o qualcosa dove potersi rifocillare, era dalla sera prima che non mangiava e doveva rimediare il più in fretta possibile.

    Per quanto il rapido giro turistico fosse gradevole, non poteva contribuire al sostentamento di un corpo.
    Ma quando ormai pensava di aver perso le speranze, il nasino roseo e lentigginoso si accorse di un profumo nell'aria: cibo!
    Allungando il passo e con le sue infallibili doti da segugio, l'elfa sbucò in vicolo dove un giovane dai capelli scuri stava sistemando l'insegna di quella che poteva sembrare una locanda.
    Lo scoglio spezzato.
    Urca!” disse in un gridolino gioioso e con occhi luccicosi.
    Pensando che correre a gambe levate verso il locale non fosse certo il modo più elegante per presentarsi, Erin con fare contenuto, quasi timido, si avvicinò a piccoli passi.
    L'elfa provò a sbirciare dentro il locale per essere sicura che la cucina fosse aperta.
    Perdonatemi...” disse ad un tratto rivolta al ragazzo “Mi stavo chiedendo se fosse poss...
    L'elfa non fece neanche in tempo a finire la frase, che lo stomaco la precedette in maniera piuttosto eloquente con un rumoroso brontolio.
    Ehm...
    Le guance normalmente rosee parvero prendere fuoco, così come le orecchie a punta che sbucavano dai capelli chiarissimi.
    Piena di vergogna, Erin avrebbe voluto fuggire e nascondersi il più lontano possibile, ma il cibo aveva certamente la priorità.

    Link Anagrafica

    Link Tecnica

    Fama: 0 (0)
    Stato Fisico: Normale. Erin indossa abiti da viaggio con bandoliera a tracolla e sacca in spalla. Pugnale in un fodero alla cinta.
    Stato Psicologico: Normale.
    Stress: 0%
    Sbornia: 0/12
    Poteri/Magie/Talenti/Professioni utilizzate: /
    Equipaggiamento: /
    Annotazioni:/


    Edited by Leuconoe Caro - 7/2/2016, 00:31
     
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  3. ¬K a h ø r i
     
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    Narrato
    - Parlato -
    "Pensato"

    Calais, altra tappa del suo lungo viaggio. Durante la marcia dovette fermarsi in un villaggio per compare delle vesti più pesanti, perché quello era il periodo più freddo dell'anno: un mantello di pelliccia marrone e dei calzari più robusti per non congelarsi i piedi camminando sulla neve. Arrivò in città all'alba, con i primi raggi di sole che spuntavano timidi all'orizzonte, illuminando fiocamente il profilo delle case. Tutto taceva: le luci delle case erano spente, le locande chiuse, i banchi dei mercanti ricoperti da enormi teli per proteggere il legno dall'umidità della notte, le barche attraccate al molo che ondeggiavano sull'acqua. L'atmosfera sembrava quasi surreale.
    Genevieve si prese del tempo per gustare quella pace e restare un po' da sola, facendo un giro per i vicoli: gli edifici in pietra giallognola si susseguivano uno dietro l'altro, incastonati tra loro, alti e bassi e le strade di ciottoli scendevano e salivano in tutte le direzioni. C'erano diversi spazi verdi, sparsi tra le abitazioni, ma non avrebbe potuto apprezzarne i colori, perché gli alberi ed i cespugli avevano ormai perso le loro foglie da qualche tempo. Quando giunse al porto, un forte odore di salsedine e di legno marcio le invase le narici: l'acqua era leggermente increspata e sbatteva placidamente sui bordi delle barche e del molo, riflettendo la luce solare che iniziava a farsi più forte. Le imbarcazioni, dondolando in qua e in là, creavano una melodia particolare, che diede pace alla sua mente per qualche istante, finché non dovette sollevare il cappuccio e ripararsi nei luoghi più ombreggiati.
    Si sedette su un muretto, in silenzio, assaporando la quiete della notte e l'arrivo di un nuovo giorno: iniziava a sentire le prime finestre aprirsi, i primi passi degli uomini che scendevano in strada per andare a lavorare, i rumori dei mercanti che iniziavano ad armeggiare con le loro merci, il brusio di suoni e voci che pian piano andava aumentando.
    Sapeva di avere un lavoro da svolgere, ma dopo tanta solitudine e tanto darsi da fare, quei momenti per immergersi di nuovo in una realtà viva e in continuo cambiamento la risanavano più di una bella dormita.
    Se ne restò lì un altro paio d'ore, seduta composta e a braccia conserte, ascoltando ed osservando tutto quello che la circondava e respirando a pieni polmoni quell'aria che sapeva di mare e di freschezza.

    Quando si decise ad alzarsi, il sole era ormai alto nel cielo e le vie più popolate e rumorose che mai. Tutti gli abitanti erano usciti di casa per fare qualcosa, chi per vendere, chi per comprare vivande, chi per aprire il proprio locale. Anche i marinai si erano messi all'opera, aprendo le vele e salpando verso destinazioni a lei ignote, per portare i propri beni nel resto del continente. Erano arrivati anche i classici visitatori: li riconobbe dai loro sguardi sperduti ed allo stesso tempo pieno di meraviglia, immersi tra la folla senza sapere dove fosse meglio andare e cosa scegliere. Lei al contrario sapeva benissimo cosa avrebbe fatto: si sarebbe rifocillata per bene e poi avrebbe svolto il suo lavoro.
    Si incamminò lentamente, cercando di restare lontana dagli sguardi indiscreti, senza soffermarsi troppo sulle merci in esposizione, perché sapeva bene che un individuo incappucciato come lei in pieno giorno avrebbe potuto destare sospetti. Scelse una via lì di fronte, stretta e poco trafficata, e vi si infilò lasciandosi alle spalle tutta quella confusione, in cerca di una taverna che la soddisfacesse. Dopo circa una mezz'ora, si ritrovò di fianco ad una locanda, con una insegna di legno che penzolava fuori dall'ingresso, con sopra il disegno di un grosso scoglio crepato ed un'incisione.
    "Lo Scoglio Spezzato."
    Non era diversa da tutte le altre: due piani, pareti in pietra e travi di legno, logorate dalla salsedine nel tempo, e due ampie finestre ai lati dell'ingresso in vetro opaco, che rendeva difficile vederne l'interno. Il portone, composto da travi di legno e rinforzato in ferro, era aperto e davanti stavano un ragazzo ed una ragazza.
    Li osservò un istante: lui era abbastanza alto e robusto, i capelli lunghi e neri, dai tratti elfici e doveva essere il locandiere, dato il grembiule che indossava sopra i pantaloni; lei invece era più bassa e minuta, sicuramente un'elfa, dai lineamenti delicati, con dei capelli bianchi che le scendevano giù per la schiena e gli abiti di una viaggiatrice, con tanto di sacca in spalla.
    "Non sarò l'unica cliente..."
    Fece spallucce: in fondo sarebbe rimasta solo il tempo di rimediare qualcosa da mangiare, il luogo e la compagnia non le interessavano particolarmente.
    Si avvicinò con il suo solito fare elegante e, una volta di fronte al giovane, fece un piccolo inchino, senza distogliere lo sguardo.
    - Buongiorno messere, madame. - Si rivolse anche alla fanciulla, per educazione. - Siete già aperti o il mio arrivo è inopportuno? -
    Sorrise ad entrambi, cercando di mostrarsi il più gentile possibile, nella speranza che uno dei due avrebbe abboccato all'amo e le avrebbe offerto un bel pranzo.
    Link Scheda Anagrafica: qui
    Link Scheda Tecnica: qui
    Fama (reputazione): 0
    Stato Fisico: Ottimo; Arco Composito e Frecce x10 sotto il mantello
    Stress: 0%
    Sbornia: 0/10
    Poteri/magie/talenti/professioni utilizzate: //
    Annotazioni: tralasciando la formattazione del post (che ho messo così perché me gusta, ma se è un problema tolgo tutto :sisi: ) anche io faccio una piccola prova nella narrazione, ovvero inserire il pensato, cosa che non ho più fatto in terza persona da un po', vediamo se mi piace di più.. A parte questo buona ruolata a tutti :riot:

     
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  4. The Scarecrow
     
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    Narrato
    Parlato
    Pensato
    citato


    Mentre il ragazzo si trovava poco fuori dall'ingresso della locanda, poneva lo sguardo verso la fine della strada, la quale spariva in lontananza a causa della conformazione del terreno che la faceva scendere, conducendola fino alla zona del porto. In lontananza si poteva vedere il mare, in tutta la sua vastità.

    Beh, sembrerebbe essere una bella giornata.

    Si stiracchiò leggermente e con sguardo assonnato fece per rientrare nel locale, quando una voce femminile proveniente da dietro di lui lo fece bloccare e torcere il capo per osservare meglio.
    Vide quindi una giovane fanciulla venire verso di lui, a passi stranamente brevi, con fare timido. La osservò attentamente, come era solito fare con tutte le ragazze che entrassero nel suo campo visivo, dopotutto.
    La carnagione chiara, i lineamenti delicati del volto e il fisico snello ben definito dagli abiti aderenti, così come le classiche orecchie a punta gli diedero subito ovvi sospetti riguardo la razza a cui probabilmente apparteneva la fanciulla. Il suo sguardo venne però catturato in particolare dalla lunga chioma, che gli trasmetteva un senso di purezza ed al contempo di mistero, in contrasto però col vestiario semplice, quasi rozzo e saturo di un'aria appartenente ad una vita ben diversa da quella di un elfo comune.
    Mentre il giovane era intento ad ammirare la presunta elfa, questa giunse infine a lui, proferendo parole interrogative, interrotte tuttavia da un brontolio proveniente dal ventre della stessa. L'imbarazzo della scena le accese di rosso il volto, facendo perdere per un attimo il respiro al mezzosangue, alla vista di una scena così spensierata.
    Mascherò tuttavia questo suo sentimento lasciandosi scappare un sorriso ed una breve risata, spostandosi lievemente dall'uscio e stendendo il braccio sinistro verso di esso, per invitare la giovane ad entrare.

    Non serve dire altro, accomodatevi pure.

    Nel frattempo un'altra persona si avvicinò ai due, rivolgendo un inchino al locandiere e salutando. Anche in questo caso si trattava di una donna, dall'aspetto forse ancora più candido dell'altra, quasi diafano.
    Il ragazzo la osservò attentamente in ogni suo movimento, notando in particolare il rosso degli occhi che gli sembrava fosse deliziosamente in evidenza incorniciato da tutto quel candore, nonchè i canini che sporgevano leggermente mentre la nuova arrivata parlava.
    La seconda potenziale cliente indossava abiti pesanti, forse dovuti alla temperatura a cui non era probabilmente abituata. Tali vesti erano in evidente contrasto con quelli della prima arrivata, trasmettendo quasi un senso di nobiltà, o comunque di appartenenza ad una famiglia abbiente. Esse coprivano perfettamente il corpo, senza lasciar intendere molto delle linee dello stesso o addirittura dei capelli, nascosti sotto un cappuccio.
    Questo, abbatté un poco lo spirito del mezz'elfo, che sperava di poter nutrire ulteriormente la propria vista. Convenne però che, una volta dentro, probabilmente si sarebbe tolta parte delle vesti, dandogli comunque un'occasione di osservarla più attentamente.

    Devo comunque ritenermi fortunato... Di solito passano solo viandanti e soldati, per questa locanda. La giornata sembra iniziare particolarmente bene!
    Non è per niente inopportuno, chiudiamo mai. Prego, entrate pure, se lo desiderate.

    Ripetè quindi gli stessi movimenti di invito fatti poco prima per la presunta elfa. Che si fossero accomodate o se ne fossero andate, avrebbe varcato la soglia dirigendosi verso il camino per ravvivarne la fiamma dalle braci quasi spente, controllando nuovamente la sala, senza soffermarsi troppo su nessuno in particolare per non dare nell'occhio, cercando di memorizzare dove si trovasse ognuno.
    CITAZIONE
    Link Anagrafica
    Link Tecnica
    Fama: 0 (0)

    Stato Fisico: Normale.
    Stato Psicologico: Normale.
    Stress: 0%
    Poteri/Magie/Talenti/Professioni utilizzate: /
    Equipaggiamento: /
    Annotazioni: Ammetto che mi ero dimenticato della role :look:
    Scusate le descrizioni un po' "gnè gnè gnè", il pg mi viene così :asd:
     
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  5. Leuconoe Caro
     
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    Narrato
    Pensato
    Parlato Erin
    Parlato altrui


    Al provenire di una voce femminile alle sue spalle, Erin si voltò e vide una giovane donna completamente avvolta da vesti pesanti.
    Sorpresa da quell'improvviso arrivo, per non sembrare maleducata rispose frettolosamente con un leggero inchino.
    "Buongiorno" disse sorridendo.
    All'invito del locandiere l'elfa entrò nel locale.
    L'interno era poco più caldo dell'esterno, non che l'elfa soffrisse il freddo, ma potersi scaldare vicino al camino non sembrava un'idea tanto pessima.
    Erin si avvicinò al tavolo più vicino al focolare nell'attesa che il ragazzo ravvivasse la fiamma.

    La giovane decise di mettersi a suo agio togliendosi il cappotto e rimanendo con una blusa bianca munita di scollo a barca.
    "Perchè non vi sedete con me?" chiese sorridendo rivolta all'ultima venuta "Se vi fa piacere potremmo farci compagnia..."
    La donna accettò l'invito sorridendo in maniera enigmatica.
    Quando si tolse il cappuccio, Erin vide una figura dalla pelle diafana, con vividi occhi rossi incorniciati da una cascata di capelli lisci argentati.
    Osservando meglio la compagna, con quei canini ai lati della bocca, Eirwen non potè far a meno di pensare di trovarsi di fronte ad un vampiro, nonostante ciò non sembrava spaventata ma piacevolmente incuriosita.
    "In ogni caso mi chiamo Eirwen, piacere!" finì tendendo la mano aperta.
    "Anne. È un piacere fare la vostra conoscenza." rispose quella ricambiando la stretta di mano e sedendosi di fronte a lei.

    "Allora, Eirwen, cosa vi porta qui a Calais?" iniziò Anne dopo essersi guardata intorno.
    La sala era praticamente vuota se non per qualche avventore sparso qua e là: un vecchio abbracciato ad un grosso boccale russava mentre due viaggiatori nell'angolo si stavano rifocillando.
    "Sono una studiosa ed al momento sono diretta in viaggio verso il Sacro Romano Impero... Voi invece?"
    "Sono qui per affari." mentre parlava Anne continuava a guardarsi intorno, come se fosse alla ricerca di qualcosa "Se posso, cosa studiate?"
    "Mi interessa ricostruire la storia degli eventi passati: in particolare riguardo l'antica Roma"
    "Un bel progetto. È bello sapere che i giovani si interessino a queste cose" continuò sorridendo.
    "Giovani"... Quanti anni può mai avere questa donna?
    "Faccio del mio meglio... Da piccola immaginavo di vedere posti esotici e sconosciuti: il giardino di casa mia era il regno dei miei giochi... con sommo rammarico di mia madre dato che finivo per rovinare il lavoro del giardiniere." fece una breve pausa "Ho perso il conto di tutti i tesori che sognavo di dissotterrare..."
    Anne non riuscì a trattenere una risata e cercò di ricomporsi immediatamente.
    "Scusatemi, ma è raro incontrare persone come voi al giorno d'oggi"
    "Come me? Cosa intendete?" chiese Erin confusa.
    "Nostalgica. Molti ormai preferiscono dimenticare il proprio passato, piuttosto che farne il proprio punto di forza" disse perdendosi nei suoi pensieri.
    "E' comprensibile che molte persone preferiscano guardare al presente o addirittura al futuro che ancora deve arrivare: il passato è effettivamente passato, eppure nel mondo resteranno sempre delle orme di ciò che è stato, basta saper guardare solo nei punti giusti!" rispose l'elfa col sorriso sulle labbra e puntando il ditino al cielo.
    "Però dal passato si possono imparare molte, moltissime cose che anche ai giorni nostri possono essere attuali o venir interpretate secondo una nuova chiave di lettura..."
    Anne la guardò interessata.
    "Sono d'accordo, anche se dal mio passato ho imparato cose di cui non vado troppo fiera" un sospiro "Ma voi al contrario sembrate davvero una brava persona, perciò accettate un consiglio: se volete davvero realizzare il vostro sogno, state attenta a chi invitate al vostro tavolo la prossima volta" finì ammiccando.
    Erin non potè far a meno di tossire imbarazzata.
    "Non avete tutti i torti..." l'elfa sentiva il volto in fiamme "Ho solo voluto essere cordiale, ma a quanto pare..." continuò abbassando la voce fino a diventare un sussurro "... qua girano persone poco raccomandabili"
    Il dell'elfa volto assunse un'espressione di puro shock. Sarebbe sembrato reale, se non fosse per l'eccessiva esagerazione.
    Anne ridacchiò nuovamente "Non preoccupatevi, non ho intenzione di farvi alcun male. Anzi vi ringrazio per la cortesia" sorrise "Vedi, Eirwen... Posso darti del tu?"
    "Certamente..."
    "Bene, dicevo. Mi sembri una persona molto gentile e non mi capita spesso di incontrarne sulla mia strada" disse indicando tutti gli ubriaconi afflosciati sui tavoli.
    "La tua... Come dire... Ingenuità? Mi ha davvero molto colpito, perciò sarò onesta con te: il mio nome è Genevieve, non Anne, e anche se come hai detto tu sono una persona poco raccomandabile, ho dei sani principi che tendo a rispettare. Per cui, semmai avrai bisogno di una mano finché ti trovi in città, fammi un fischio"
    Erin annuì sorridendo "Avevo notato le risposte stranamente vaghe, ma soprattutto..." fece una pausa " sei una figura alquanto esotica per questa terra e non ho potuto fare a meno di notare l' accento straniero..."
    Anne, o meglio Genevieve alzò un sopracciglio "Allora dovrò stare più attenta d'ora in poi"
    Erin fece spallucce "Diciamo che... Il nostro è stato un reciproco scambio di consigli" sorrise "Comunque... Io sto morendo di fame! Ordiniamo qualcosa?"
    La vampira ricambiò il sorriso, ma appena sentì la parola "ordinare" le sue guance divennero improvvisamente rosee.
    "Beh, tu ordina pure se vuoi. Io... Dovrò conquistarmi il pranzo, mettiamola così"
    "Conquistare... in che modo?" chiese incuriosita.
    " Vedi... Da persona poco raccomandabile quale sono, conosco molti modi per convincere le persone a fare ciò che voglio." con la testa fece un cenno verso il locandiere "E tra tutte le persone, gli uomini sono i miei bersagli preferiti."
    A quel punto Genevieve si tolse il mantello rivelando un fisico snello e slanciato con muscoli definiti e forme non troppo pronunciate.
    Si ravvivò i capelli argentati lasciandoli cadere liberi in parte sulla schiena e in parte sul seno: era abbastanza chiaro che si stava preparando ad attaccare la sua preda.
    "Ecco un altro piccolo consiglio: il denaro non è sempre necessario per ottenere qualcosa. Dovresti provare anche tu a risparmiare qualcosa" finì ammiccando in tono malizioso.
    "Prego..." disse Erin divertita "A questo punto voglio godermi lo spettacolo!"

    Link Anagrafica

    Link Tecnica

    Fama: 0 (0)
    Stato Fisico: Normale. Erin indossa abiti da viaggio con bandoliera a tracolla e sacca in spalla. Pugnale in un fodero alla cinta.
    Stato Psicologico: Normale.
    Stress: 0%
    Sbornia: 0/12
    Poteri/Magie/Talenti/Professioni utilizzate: /
    Equipaggiamento: /
    Annotazioni:/
     
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  6. ¬K a h ø r i
     
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    Narrato
    - Parlato -
    "Pensato"
    - Parlato Hydur -
    - Parlato Erwin -

    Il locandiere la osservò per un attimo, poi le sorrise e le indicò con il braccio sinistro l'ingresso della taverna, rispondendo cordialmente alla sua domanda.
    - Non è per niente inopportuno, chiudiamo mai. Prego, entrate pure, se lo desiderate. -
    Poi si avviò verso verso l'ingresso ed entrò.
    Anche la ragazza di fianco a lei rispose gentilmente al suo saluto e varcò la soglia del locale, precedendo la vampira.
    "Oh, sembrano tutti così educati ed ospitali..."
    Genevieve rimase piacevolmente colpita da quell'accoglienza e, senza indugiare oltre, entrò anche lei.

    Non appena superò il portone, l'odore del fumo proveniente delle braci appena ravvivate le invase le narici, facendola tossire un paio di volte. La stanza in cui si ritrovò non era molto grande e l'arredamento era piuttosto semplice: un lungo bancone di legno sulla sinistra, una rampa di scale che salivano di fronte a lei ed un focolare di pietra a destra. Le sedie ed i tavoli, di legno, erano sparsi un po' ovunque e c'erano ancora degli ubriaconi addormentati su alcuni di essi, probabilmente ancora sbronzi dalla notte precedente.
    L'elfa che aveva incontrato di fuori andò a sedersi vicino al fuoco, in un tavolo all'angolo riparato dalla luce diurna, e si tolse il cappotto senza troppi problemi, scoprendo il suo corpo femminile.
    "Mossa ingenua..." Pensò Genevieve notando la tranquillità con cui si era appena spogliata.
    Con la stessa tranquillità poi le chiese di sedersi con lei per farle compagnia e la vampira accettò sorridendo, calando il cappuccio dopo essersi assicurata che i raggi del sole non avrebbero potuta ferirla in quella penombra.
    "Chissà che non riesca a farmi offrire il pranzo da lei..."
    La ragazza si presentò molto entusiasta: si chiamava Eirwen e sembrava la tipica viaggiatrice inconscia dei pericoli che la circondava, di quelle che consideravano tutti grandi amiconi fin da subito e che avrebbe rivelato vita, morte e miracoli al primo sconosciuto.
    Come era solita fare, Genevieve si presentò col nome di Anne ed iniziò ad indagare sul perché quella giovane si trovasse in quella città.
    - Sono una studiosa ed al momento sono diretta in viaggio verso il Sacro Romano Impero... Voi invece? -
    Ovviamente le rispose in maniera vaga, dicendo che si trovava lì per affari, e la conversazione continuò in maniera tranquilla, con l'elfa che si perdeva nei suoi ricordi d'infanzia e che le raccontava dei suoi sogni nel cassetto. La vampira trovò divertente e bello allo stesso tempo quel modo di parlare tanto spensierato e sincero.
    "È ancora così giovane e piena di speranza. Non sarà mai una minaccia per una come me..."
    Mentre parlavano, lei continuò ad osservare l'ambiente circostante e la clientela: non doveva essere un luogo troppo frequentato, se non dai soliti cittadini che arrivavano lì per bere qualche boccale di troppo e dimenticare i loro problemi mondani. Probabilmente avere delle viaggiatrici come loro al tavolo doveva essere una novità, e questo avrebbe giocato a suo favore.
    Dopo qualche altro scambio, si convinse che la ragazza non poteva rappresentare un problema e la prese quasi a ben volere, come se nel profondo del suo cuore sentisse il bisogno di guardargli le spalle in un posto presumibilmente pericoloso e pieno di criminali come una città portuale.
    - La tua... Come dire... Ingenuità? Mi ha davvero molto colpito, perciò sarò onesta con te: il mio nome è Genevieve, non Anne, e anche se come hai detto tu sono una persona poco raccomandabile, ho dei sani principi che tendo a rispettare. Per cui, semmai avrai bisogno di una mano finché ti trovi in città, fammi un fischio. -
    Terminò ammiccandole con complicità. Non sapeva perché, o almeno non avrebbe saputo spiegarlo razionalmente, ma sentiva che c'era qualcosa che legava i loro spiriti. Forse quella sensibilità, o forse si stava semplicemente sbagliando, ma aveva scelto di fidarsi di lei ed era una cosa che faceva raramente.

    Quando però la ragazzina propose di ordinare del cibo, quell'atmosfera così particolare venne distrutta dall'amara realtà: Genevieve non aveva neanche un soldo bucato in tasca e arrivata a quel punto non avrebbe mai approfittato della sua nuova conoscenza.
    - Beh, tu ordina pure se vuoi. Io... Dovrò conquistarmi il pranzo, mettiamola così. -
    Eirwen sembrò non capire quell'affermazione, ma non si sarebbe aspettata altro da una come lei. Mentre le spiegava i suoi modi di fare, la vampira si tolse il mantello e lo appoggiò sul tavolo, lasciando cadere i suoi capelli lungo la schiena ed aprendo un po' il vestito all'altezza del seno, in modo da aumentare la scollatura.
    - Prego... – Disse l'elfa con un'espressione divertita. - A questo punto voglio godermi lo spettacolo!
    Già, sarebbe stato proprio un bello spettacolo, se il suo piano fosse riuscito.
    Dopo aver spianato le ultime pieghe della gonna, la donna si alzò con fare elegante, iniziando a camminare verso il locandiere, ancheggiando volontariamente più del dovuto, stando comunque ben attenta ad evitare i raggi di luce che penetravano dalle finestre.
    Quando si trovò di fianco al giovane, picchiettando sulla sua spalla per richiamarne l'attenzione.
    - Scusatemi messere... – Quando il ragazzo si fosse voltato, lei avrebbe scostato con una mano una ciocca di capelli finita tra i suoi seni in maniera provocante, iniziando poi a giocare con le punte, rigirandosele fra le dita. - Non avreste qualcosa di caldo per una viaggiatrice stanca?
    Gli avrebbe sorriso maliziosamente, guardandolo dritto negli occhi, facendo scendere l'altra mano fino al bicipite dell'uomo, come fosse una carezza amichevole.
    - Wow, che braccia muscolose... È un sollievo sapere che ci sia uno come voi a gestire questa taverna... Sapete, con tutti questi ubriaconi una donzella come me potrebbe ritrovarsi nei guai...
    Si guardò un po' attorno, per fargli intendere che stesse parlando dei clienti ancora sbronzi e nel mentre inclinò un po' il busto in avanti, per fargli notare ancora di più le sue forme femminili.
    "Avanti bello, non farmi fare brutte figure e dammi una bella zuppa calda..."


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    Fama (reputazione): 0
    Stato Fisico: Ottimo; Arco Composito e Frecce x10 sotto il mantello
    Stress: 0%
    Sbornia: 0/10
    Poteri/magie/talenti/professioni utilizzate: //
    Annotazioni: semplicemente :eheh:

     
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5 replies since 6/2/2016, 15:14   148 views
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